giovedì 22 maggio 2008

Ccsnews.it

SCIE CHIMICHE: UNA STORIA AL CONDIZIONALE
articolo di Giovanna Storace tratto da:
http://www.ccsnews.it/dettaglio.asp?id=7776&titolo=SCIE%20CHIMICHE:%20UNA%20STORIA%20AL%20CONDIZIONALE

Se questa storia fosse vera possiamo immaginare tutti il potere che dalla diffusione delle scie chimiche potrebbe derivare perché controllare il clima non significa soltanto fare in modo che sul Mediterraneo o sul Pacifico la stagione estiva sia all’insegna delle belle giornate di sole caldo senza la noiosa pioggia. No, controllare il clima può significare anche fare in modo che la pioggia su una determinata area non cada più con conseguente disastrosa siccità; può significare anche creare quelle condizioni atmosferiche che sono portatori di cicloni, uragani, tsunami e tutte le altre catastrofi che possono mettere in ginocchio una Nazione senza poter dare la colpa a nessuno, sono tutti quei fenomeni che vengono infatti catalogati tra le catastrofi naturali.


Cominciamo dall’inizio. Scie chimiche è la traduzione del termine chemtrails, utilizzato per la prima volta nel 1996 in Canada. Opposte alle contrails, le normali scie di condensazione di un aereo, queste scie chimiche vennero avvistate per la prima volta nei cieli canadesi e furono chiamate così perché si riteneva che fossero scie artificiali in quanto si presentavano a quote e condizioni di temperatura e umidità non idonee alla formazione delle classiche scie di condensazione. Le scie di condensa, infatti, si formano a quote superiori ai 9.000 metri, valori di umidità superiori al 72% e temperature inferiori a 41° Celsius. I sostenitore di questa teoria ritengono che queste scie si comportano in modo anomalo perché persistono nel cielo più a lungo e invece di scomparire si allargano. Attraverso esperimenti, mai resi noti, avrebbero dimostrato che queste scie sono il risultato dello spargimento da parte di aerei militari, nei cieli del mondo, di elementi chimici come polveri di bario, alluminio, rame, selenio, zolfo e altre sostanze.


Questo stando ai risultati a cui è giunto Clifford E. Carnicon, un ingegnere statunitense che per primo ha cominciato a fare analisi sui campioni di aria raccolti in seguito al rilascio di presunte scie chimiche. Tale teoria, tuttavia, non riesce a trovare alcun riscontro scientifico. Anzi, è proprio la scienza a negare a questa teoria validità; infatti in risposta alle affermazioni di Carnicom gli scienziati obiettano che quei metalli sono presenti in piccolissima quantità nei normali gas di combustione, ed inoltre, secondo la termodinamica e l’aerodinamica i diversi comportamenti delle scie di condensazione sono dovuti alle diverse condizioni di temperature, pressione, venti e umidità che gli aerei incontrano nel loro volo.


Dall’altra parte rispondono con prove e dimostrazioni basate ora su riscontri empirici, ora su calcoli matematici; portando a sostegno foto di aerei che sembrano avere “strani spruzzatori” alle estremità o anche il fatto che gli aerei che producono le scie sono tutti bianchi e privi di insegne di compagine, pertanto sono necessariamente aerei militari.

È pur vero che in questo intreccio di accuse e difese, tra verità scomode e frasi di convenienza, il confine tra la scienza e la fantascienza si fa molto sottile, ecco perché diventa importante affrontare seriamente l’argomento, senza lasciarsi convincere a priori da una teoria o dall’altra. Capiamo bene quanto bisogna essere cauti perché si corre il rischio di creare allarme tra l’opinione pubblica, panico e soprattutto disinformazione.
di Giovanna Starace

anno 4 - numero 36 - edizione 2008 - del 05/05/2008

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